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Spesso scegliamo di parlare ai nostri figli in lingua italiana. Forse vogliamo che imparino più facilmente la grammatica. Optiamo per la comunicazione corretta rinunciando all' espressivita' e all' immediatezza del linguaggio dialettale. I bambini dal canto loro giocano, inventano parole, linguaggi, fiabe personaggi versi ed espressioni del viso. Il poeta dialettale e' doppiamente dispettoso: da un lato utilizza l'aggettivo o il verbo affettivo, colloquiale, intimo, quotidiano, espressivo ed emotivo. Come i bambini mostra il sasso per dire "pietra" e indica a terra per dire "qui"; usa il linguaggio di una bella chiacchierata a ricreazione. Compila una frase dopo aver consultato a lungo il dizionario e aver deciso di chiuderlo. Tanto la poesia ha un meccanismo di correzione automatica che semplifica il più' possibile i lunghi discorsi: la metrica associata all'emozione forte. B.G.
L'atto poetico e' semplicemente il "punto in comune". Il momento di confronto fra visioni opposte, idee politiche, momenti di vita in evoluzione o in declino. Il verso e' un attimo di intesa immediata anche fra modi di sentire diversi. L'istante prima della scelta fissato come un fermo immagine; il risultato immediato di una decisione, uno stand by di riflessione. Una poesia puo' essere musica, un testo di una canzone, trasformarsi in dipinto, scultura, illustrazione o in un rap. La metrica e' pari al chiaroscuro, alle note musicali, alla partitura e al montaggio. La collaborazione costante con artisti di varia natura ed eta' deriva dalla natura stessa di questo genere: poesia e' semplicemente sintesi estrema in qualsivoglia forma.
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La collana 180 Archivio critico della salute mentale, è diretta da Peppe Dell’Acqua, Nico Pitrelli e Pier Aldo Rovatti e nasce dal comune interesse intorno alla questione della salute mentale da parte del Dipartimento di Salute Mentale di Trieste, del Laboratorio di Filosofia Contemporanea dell’Università di Trieste, della Conferenza Permanente per la Salute Mentale nel Mondo Franco Basaglia, del Master in Comunicazione della Scienza della SISSA di Trieste, del WHO Collaborating Centre for Research and Training in Mental Health di Trieste e del Forum Salute Mentale. Barbara Grubissa ha partecipato come curatrice del libro C’era una volta la città dei matti.
Che cosa vuol dire fare il capo? Avere una responsabilità? Ricoprire un ruolo? Timone è un gallo colorato, re del Regno di Presenza, del paese della luce. Regna con determinazione e coraggio. Kala è una pipistrella nera, regina del Regno di Assenza, del paese del buio. Regna grazie alla magia e agli incantesimi. Un bel giorno si innamorano e si ritrovano a dirigere uno il regno dell’altro. Come scrive la stessa autrice: “I galli si accorgono tardi di essere innamorati. Sono troppo abituati ad avere intorno tante galline. Figuriamoci se improvvisamente incrociano lo sguardo di una pipistrella affascinante e tutta nera. Panico. Non voleva ammettere di aver sentito il cuoricino pulsare, era troppo intento ad ascoltare un sentimento nuovo per lui: la paura”. Una favola per grandi e piccini.
"Una favola d'amore in prosa poetica".
Hai mai notato? Alla stazione i viaggiatori guardano tutti nella direzione da cui credono di veder arrivare il treno. Io no. Io guardo dalla parte opposta: fisso il punto dove devo andare, il mio ipotetico arrivo, la mia prefissata destinazione. Per questo mi chiamano "poeta".
(Barbara Grubissa).